
Nella sera del 21 agosto, all’arena “Villa Bellini” di Catania è andato in scena il rap italiano in una delle sue espressioni più qualificate e di assoluto valore, con l’arrivo di Fabri Fibra sul palco della rassegna estiva Sotto il Vulcano Fest.
Lassù in lontananza, è da diversi giorni che si intravede, su uno dei versanti del vulcano, una lingua rossa di fiume lavico che accende le notti etnee: ma questa sera in città lo spettacolo lo dà il fiume di parole in rap dell’artista marchigiano, autentico protagonista di una scena musicale che regge sempre livelli altissimi.
Il repertorio portato sul palco vanta ormai una striscia temporale di durata più che ventennale; un periodo che ha visto Fibra fare da trascinatore di primo piano di una scena rap italiana che, nel frattempo, è cresciuta in quantità e qualità, a livelli esponenziali.
Ma la traccia autoriale di Fibra si distingue con un’autenticità di stile che attrae magneticamente e a testimoniarlo è la numerosità di pubblico raccolto negli spazi del giardino catanese che non vuole perdere l’opportunità di godere di un evento in grado di assicurare valori di forte coinvolgimento musicale, dall’inizio alla fine.
“Fibra è tanta roba” dice un adagio che accompagna le performances del rapper: ed è senz’altro così! Anche il concerto, naturalmente “è tanta roba”, attraversando trasversalmente i punti della tela musicale che contrassegnano un consolidato repertorio, lungo il cui profilo si collegano le parole che già nei primi anni Duemila davano voce alle ‘turbe giovanili’, fino a quelle ultime, che ancora per tutta quest’estate 2025 portano in giro per l’Italia il successo del pluri-ripetuto refrain di Che gusto c’è.
A questo proposito, per tornare alle note che contraddistinguono la cifra stilistica del rapper marchigiano, il live risulta anche una straordinaria occasione di toccare da vicino e partecipare direttamente a quella costruzione di un controcanto nazionale che, tra le righe, fa affiorare la capacità penetrativa del linguaggio di Fibra e ne rende largamente espressivi i messaggi in sottotesto.
La forza di coinvolgimento del concerto è visibile nell’onda di movimento che si allarga dalle prime file fino agli spalti, per arrivare a punte di esaltazione assolute sulle note finali di quel rap futuristico che resta uno dei pezzi più emblematici della straordinaria produzione di Fibra.
L’artista si dà generosamente al suo pubblico – concedendosi larga familiarità nel dialogo e soffermandosi finanche a fare un po’ di firmacopie – per due ore di spettacolo che mantengono costantemente alti tutti i livelli di comunicazione musicale e di partecipazione collettiva.
Non c’è da obiettare nulla: il rap italiano è vivo e Fibra continua a tirarne avanti la scena con padronanza da maestro.