
Il Teatro Colosseo di Torino ha ospitato una serata indimenticabile con Peppe Barra, un artista capace di unire la tradizione e l’innovazione della musica partenopea in uno spettacolo che ha emozionato e coinvolto il pubblico. Spettacolo andato presto Sold out, tra gli ospiti in sala anche l’amato attore e comico torinese Arturo Brachetti da tempo fan e amico di Barra, con il calore del pubblico che ha riempito ogni angolo della sala, lo show ha celebrato la forza della musica come strumento di comunicazione universale.
Peppe Barra è uno degli artisti più importanti e completi della scena musicale e teatrale italiana. La sua carriera, che affonda le radici nella tradizione musicale napoletana, si è evoluta nel corso degli anni, rendendolo un simbolo di quella cultura vibrante che ha saputo contaminarsi con linguaggi e influenze diverse, senza mai perdere l’autenticità delle sue origini.
Iniziò la sua carriera negli anni ’70, portando in scena opere che mescolavano il teatro, la musica popolare e la ricerca sonora. Barra ha saputo coniugare il teatro di tradizione con la musica, lavorando anche con grandi maestri come Eduardo De Filippo e Luciano De Crescenzo, facendo della sua voce e della sua presenza scenica uno strumento di comunicazione universale. Il suo repertorio spazia dalla musica popolare napoletana alla canzone d’autore, con incursioni nel teatro musicale e nelle collaborazioni con artisti di fama internazionale. Un vero e proprio ponte tra il passato e il presente, che ha saputo mescolare il folklore con la sperimentazione, sempre alla ricerca di un linguaggio che parlasse a tutte le generazioni.
Peppe Barra ha interpretato un repertorio vasto che include anche colonne portanti della musica italiana e napoletana, come il suo tributo a Pino Daniele, Gaber e Gragnaniello, che si è rivelato uno dei momenti più emozionanti della serata. La sua capacità di evocare emozioni forti e di saper raccontare storie attraverso la musica ha reso il suo spettacolo un’esperienza unica.
Lo spettacolo di Peppe Barra è stato un vero e proprio viaggio nel tempo, attraversando secoli di musica, folklore e poesia. In modo magistrale, Peppe ha costruito una performance che spazia dal 1600 fino ai giorni nostri, eseguendo pezzi tradizionali partenopei insieme a brani contemporanei. Ogni momento del concerto è stato un’occasione per riscoprire la bellezza e la ricchezza della tradizione musicale napoletana, che Peppe ha saputo reinterpretare e attualizzare con la sua inconfondibile voce e il suo carisma.
Oltre ai grandi classici della musica napoletana, come il tributo a Pino Daniele con “Cammina cammina” e l’omaggio a Gaber e Gragnaniello, l’artista ha eseguito anche un brano del giovane cantautore Gnut, dimostrando una curiosità e una volontà di abbracciare anche le nuove voci della scena musicale contemporanea. In questo modo, lo spettacolo ha offerto uno spaccato completo della cultura partenopea, unendo la storia, la poesia, il folklore e la musica moderna in un’esperienza emozionante e coinvolgente.
Il punto culminante della serata è stato l’esplosivo finale con “Tammuriata Nera”, un brano che ha trascinato tutti in un’esperienza sonora unica, in cui il tamburo ha esorcizzato le negatività e guidato lo spettacolo verso un messaggio di speranza, luce e amore. Un finale di straordinaria potenza emotiva, che ha unito la forza della tradizione musicale alla modernità di un messaggio sociale forte e diretto.
Nel chiudere lo spettacolo, Peppe Barra ha lanciato un monito contro il governo, invitando il pubblico a riflettere sulla cultura come l’unica vera arma per affrontare le sfide del presente. Un messaggio che ha trovato una risonanza ancora più forte quando lo spettacolo ha toccato un tema delicato e fondamentale: la lotta contro la violenza sulle donne. La sua interpretazione di “Tammuriata Nera” è stata anche un grido di denuncia contro ogni forma di violenza, portando alla luce la bellezza e la forza della cultura come strumento di cambiamento.
Photo Credit: Maurizio Lesto De Angelis

















Maurizio Lesto De Angelis: laureato al D.A.M.S., “schiavo de regggìa”, torturo chitarre, scatto foto.